«l’ignorante non si conosce mica dal lavoro che fa, ma da come lo fa»
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Nuovo Cinema Nicoletti – GONZO e lo spettro del sogno americano

Posted by Stefano Nicoletti in #lavorobenfatto, Nuovo Cinema Nicoletti | 0 comments

“L’artista, l’uomo dalla completa consapevolezza, oggi è l’unico che vive”.
Scriveva così il sociologo Marshall McLuhan.
Ma che vita vive l’artista? quali sono i suoi stimoli, quali le sue frustrazioni, quali le pressioni che sopporta? Per provare a capirlo meglio seguitemi: ci avventureremo insieme dentro una vita estrema che ha saputo creare pagine dal sapore forte, deciso come quel vino che ha necessità di essere abbinato a pietanze estremamente saporite per essere apprezzato a fondo.
Sto parlando della vita (e dell’arte) dello scrittore Hunter S. Thompson (1937-2005). Nostra guida indiana è il regista Alex Gibney, che su quella vita assolutamente sopra (sotto? attraverso?) le righe ha realizzato il documentario “Gonzo: life and works of Dr. Hunter S. Thompson”.
Accompagnato dalle letture di Johnny Depp e realizzato con un equilibrismo geniale tra animazioni, ricostruzioni e testimonianze dei personaggi che hanno vissuto gli episodi più disparati insieme a Thompson, il documentario si eleva fino ad assumere un valore storico.
A dispetto dei suoi incredibili vizi privati, Hunter S. Thompson è stato infatti uno dei più lucidi reporter degli anni ’60 e ’70 del 900. Con il suo stile partecipato, affatto distaccato rispetto alle storie da raccontare, è riuscito a rendere vivi le atmosfere e i cambiamenti profondi che la società americana ha vissuto prima di tutte le altre nel secondo dopoguerra. Ci è riuscito involontariamente mentre cercava tutt'altro: una prova inconfutabile che il sogno americano fosse ancora vivo e palpitante.

La solitudine di un giornalista in cerca di fortuna nella Portorico dei primi anni '60, assediata dalla speculazione immobiliare. Il motore di un'Harley Davidson lanciata a 100 miglia all'ora da un barbuto con i colori degli Hell's Angels nel '65. La guerra del Vietnam, assurda e onnipresente come uno spettro. Il sangue livido di rabbia dei manifestanti pacifici pestati dalla polizia a Chicago nel '68. Gli scommettitori infuriati, tanto più ubriachi quanto più perdenti, del Kentucky Derby del 1970. La fuga verso Las Vegas del 1971, con una macchina, un amico e un registratore a cassetta per intervistare gente comune su tutto e su niente. L'impegno politico, con la candidatura a Sceriffo appoggiato dal movimento "Freak power" finita per pochi voti in un niente di fatto. E poi l'ultima delle delusioni: la sconfitta del candidato democratico George McGovern nel 1972, durante una campagna presidenziale che Hunter S. Thompson non avrebbe mai potuto limitarsi a osservare in modo del tutto distaccato.

hunterbeach

Hunter S. Thompson ha potuto raccontare tutto questo, a ben vedere una sintesi completa della società americana, perché è stato parte di tutto questo: il suo modo di rappresentare la realtà non prevedeva l'opzione di tirarsi indietro.

Il peso che ha portato sulle spalle, lui come ogni singolo individuo che intraveda la realtà dietro il velo delle apparenze, ha finito per fargli scegliere, dopo anni di povertà, di rifiuti, di esperienze ben oltre i limiti, la strada comoda dell'oblio, dell'accondiscendenza.

L'alcol, le droghe, la passione folle per le armi hanno interrotto un talento assoluto dal portare a termine ciò che gli riusciva meglio: raccontare il mondo intorno a lui senza mezze misure.

Il documentario di Gibney ci mostra questo percorso con una lucidità artistica rara e preziosa. Unico neo: non esiste ancora una versione italiana del documentario, che può essere goduto solo in quella originale.

REGIA E FOTOGRAFIA: *****/5

CINEMA DEL FUTURO (misura dell’originalità complessiva): *****/5

CINEMA BEN FATTO (attinenza con i temi del #lavorobenfatto): ****/5

EFFETTO COLLA (attaccamento alla poltrona): ****/5

Lo spettacolo finisce qui. Alla prossima, al Nuovo Cinema Nicoletti.